Haiku. G. D’Annunzio

Già tra il 1885 e il 1890 un giovane D’Annunzio aveva pubblicato versi seguendo la metrica giapponese tanka di 31 more (5-7-5-7-7) da cui deriva lo haiku con il titolo “Outa Occidentale”. In “Outa Occidentale” scrive:

Guarda la Luna/ tra li alberi fioriti;/ e par che inviti/ ad amar sotto i miti/ incanti ch’ella aduna.

Veggo da i lidi/ selvagge gru passare/ con lunghi gridi/ in vol triangolare/ su ’l grande occhio lunare.

L’interesse per lo stile giapponese da parte di D’Annunzio lo si percepisce da quanto affermerà nel 1923: «Nel Giappone nei dintorni di Kyoto abiterò un vecchio tempio di legno fra i ciliegi lievi e gli stagni coperti dai fiori del loto e i sorrisi discreti dei bonzi…»

Come scrive Muramatsu Mariko lo stile tanka/haiku avrà una certa influenza su Gabriele D’Annunzio che conosce bene il genere e si cimenta con qualche imitazione. D’Annunzio che ammirò molto il Giappone e per molti anni ebbe come amico il letterato giapponese Harukichi Shimoi (che partecipò con lui all’impresa di Fiume) e che fu tra i principali testimoni della cultura del Sol Levante in Italia. Questa ammirazione fu sicuramente reciproca, e D’annunzio fu ed è molto conosciuto in Giappone, se si pensa ai festeggiamenti a Tokyo e Kyoto dell’anniversario dei 150 anni dalla nascita del poeta italiano.

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